GIORGIO BELLINI
VELATI PAESAGGI D’ESTASI
“Il rapimento estatico è sentimento oceanico
d’estensione senza limiti e di unità con l’universo”
(Roman Rolland)
Siamo esseri immersi nel paesaggio dell’anima, entità di un cosmo universale che piange alla stoltezza umana e gioisce all’ascesa spirituale. Dobbiamo credere a un infinito eterno che ci accoglie nella trascendenza vivifica del pensiero o nel gaudio sublime di una natura edenica. La natura appunto, nostra madre suprema e nostra oasi d’approdo, ci unifica nell’andare comune sui sentieri della speranza e sui solchi del vissuto. I ricordi alimentano l’essenza del presente, e l’oggi si confonde col passato, nel divenire dello sguardo orientato alle oniriche visioni del sentire.
Giorgio Bellini, artista acclarato dalla sua consolidata storia creativa, si nutre di beatitudine derivante dalla verità purovisibilista, pervasa d’estasi e di tensione introspettiva, allorché egli varca il confine tra soggettività espressiva e oggettività idealizzata. Le emergenze paesaggistiche della sua terra natia, la Valmarecchia, o quelle della limitrofa Valconca, inducono un’adesione all’Assoluto e una conoscenza tanto interiorizzata dei dati osservati, da attribuire significato e significante all’esistenziale azione pittorica.
Nasce, così, un’assorta proiezione al divino, poiché l’animo umano, quando è isola racchiusa in se stessa, si porge, secondo le parole del grande scrittore Julien Green, “come un abisso che attira Dio, e Dio vi si getta”. L’elevazione teofanica alligna, dunque, nella capacità d’innalzare la riflessione oltre le contingenze terrene e, con eminente specificità, nell’attitudine ad immergersi nelle atmosfere naturalistiche di paesaggi fisici e nelle sonorità ravvivanti di scenari antropici. Giorgio Bellini dipinge la “sua Valmarecchia e la “sua” Valconca, che, dalla realtà morfologica, incisa nel cuore dell’artista, si ergono all’apice della rivelazione, ossia all’apogeo di un mondo memorante una trascorsa età aurea. Le immagini, tradotte in pittura, assumono, quindi, connotati di sogno, permeati di un sentire levitante d’emozione e d’intima suggestione. La velata figurazione s’intride di colori chiari, di toni luminosi, di segni leggeri, in ottemperanza ad un “chiarismo” che non abbisogna di netti transiti chiaroscurali o di sottese idealità astratte.
Dalle opere si colgono, piuttosto, accenti d’ispirazione impressionista, sottilmente poetici e trasmutanti in lirica malinconica. Si evince, inoltre, un’unione armonica di forma e ordine strutturale, suggellata da pathos creativo e da ethos costruttivo. Paesaggi naturali, con valli, picchi, borghi, dischiusi alle “mani” del divenire geologico e dello scorrere storico, appaiono come manifestazioni in bilico fra l’apparire e lo scomparire, come annunci percettibili di presenze sussurrate dal lieve tocco dell’arte.
Il tempo sembra sospeso sulle ali della rimembranza, lo spazio si porge con luminescenze in consecutiva espansione, l’azione diventa rovello concreto del sogno. Allora la materia pittorica abbandona consistenza per levità spirituale, e le possibili tenebre della vita si stemprano nella luce del rapimento estatico. Giorgio Bellini infonde fremiti di sacralità in ogni transito cromatico, innalzando una melodia soffusa ad un microcosmo che, intanto, si espande in macrodimensioni meditative.
Sorretto da sapiente tecnica operativa, perfezionata in annoso impegno creativo, l’artista fonda radici nella somma tradizione contemporanea riminese, a cui ha affidato, in passato, l’empito costante del desiderio espressivo. Eppure, nel tempo, il suo linguaggio pittorico si è andato affermando in una continua ricerca segnica e cromatica, che ha avvalorato ed avvalora una personalità vibrante di sintesi compositiva e di estrema essenzialità tonale. Sgorga, pertanto, una poesia del cuore, che costruisce, con immutato sentimento, un diario intimistico, ove ogni parola è sostituita da un’orma di luce.
La pittura di Giorgio bellini è confessione e testamento, è lode ed inno accordati ad un creato che suggerisce l’aura luminosa dell’Alto. Ma essa è anche ricordo, memoria, attestazione volontaria di una realtà che esiste e permane soltanto, o soprattutto, nel volo del sogno, poiché i tempi a noi contemporanei non riservano spesso il dono del rispetto a uomini e “cose”, e, quindi, a natura e architettura. Ecco, dunque, come i dipinti di Giorgio Bellini vadano letti ed ascoltati nel segno ammonitore di una riflessione costruttiva d’esistenza. E vadano inoltre osservati nell’approdo luminescente e veritiero del benevolo anelito.
Enzo Dall’Ara
storico e critico d’arte
Alla Galleria Comunale “Palazzo del Ridotto” di Cesena, Giorgio Bellini espone “Velati paesaggi d’estasi”, dal 31 agosto al 22 settembre. Inaugurazione, sabato 31 agosto alle ore 18.30. Testo in Catalogo di Enzo Dall’Ara.